Una storia di violenza

«Mio padre era uno scrittore, un editorialista del Toronto Telegram. Ha curato la rubrica dei francobolli per circa trent’anni. Ha scritto anche dei racconti per una rivista canadese che credo si chiamasse True Detective. Mia madre invece era una pianista, da giovane suonava per i corpi di ballo e per i cori. A casa nostra c’erano sempre dei libri. Anzi, potrei dire che le pareti erano fatte di libri, letteralmente. Questa è sostanzialmente l’atmosfera in cui sono cresciuto, molto indulgente e calorosa verso ogni tipo di forma artistica.

Ho sempre letto di tutto, soprattutto romanzi. Fin da bambino lettura e scienza si amalgamavano molto bene nella mia testa. Avevo dei gatti che amavo, e mi piacevano gli animali. L’interesse innato per la natura e per gli animali si è sviluppato poi in un interesse per la biologia e la biochimica. Andava di pari passo con la lettura, e naturalmente mi ha portato alla fantascienza, ma non come una strada senza uscita o roba simile. Era solo una delle tante cose che leggevo. E andavo sempre al cinema, perché quando ero bambino non c’era la televisione. I film erano il luogo in cui potevi farti una tua idea pulsante della vita. Andavo a vedere di tutto, qualsiasi cosa proiettassero in quartiere, dai cartoni animati ai western, fino alle cose più pesanti.

Non avevo capito che tutte queste cose così diverse messe insieme mi avrebbe fatto diventare, col tempo, uno schizofrenico».

David Cronenberg

Una storia di violenza è il manifesto notturno e visionario del grande maestro della paura: un viaggio tra vita e film, ricordi e incubi, profezie sulla fine del cinema e creature zoomorfe con cui la nostra fantasia deve fare i conti.

Una raccolta di interviste inedita in Italia, fondamentale non solo per conoscere da vicino il grande regista, ma soprattutto per riflettere sui temi che agitano i nostri incubi peggiori.

A cura di David Schwartz

Traduzione di Pietro Del Vecchio